Un’importante sito internet americano ha scoperto una falla nei modem prodotti da Huawei e utilizzati da Vodafone per le sue “Station”. Il bug è stato corretto ancora nel 2012 ma la scoperta del caso ha fatto emergere nuovi dubbi sulla privacy dei dispositivi elettronici che utilizziamo tutti i giorni.
La “guerra” telematica che coinvolge le nazioni, ben nascosta agli occhi della gente comune, si arrichisce ogni giorno di scenari nuovi che possono coinvolgere anche aziende private più o meno importanti a livello internazionale.
Non è passato molto tempo da quando Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti d’America, è stato ammonito, dagli esperti di sicurezza della Casa Bianca, in merito all’utilizzo di uno smartphone della ditta sudcoreana Samsung. In quella occasione veniva evidenziato soprattutto l’utilizzo di un dispositivo obsoleto, infatti al suo insediamento come Presidente, Donald Trump, era in possesso di un modello di telefono già vecchio di 5 anni (si trattava dello smartphone di casa Samsuns Galaxy S3, modello uscito nel febbraio del 2012). E non è passato nemmeno molto tempo da quando, l’amministrazione americana, direttamente per voce dello stesso Donald Trump accusò un altro colosso della tecnologia con sede in Asia ovvero Huawei, rea di spionaggio attraverso i propri dispositivi (almeno così aveva riferito il Presidente americano).
Non è un caso che ad essere attaccata sia stata proprio Huawei, infatti la ditta produttrice di smartphone ha la sua sede in Cina. La Cina rappresenta il maggior competitor globale degli Stati Uniti sia a livello economico sia dal punto di vista militare ed è quindi normale che un’azienda come Huawei, che vende e produce dispositivi in un settore così delicato come quello delle telecomunicazioni, sia sotto la lente d’ingrandimento.
Il colosso Cinese è ad oggi il secondo maggior produttore di smartphone al mondo, dietro solo a Samsung e sopra ad Apple, con il 15,8% del mercato e produce non solo smartphone ma anche tecnologia legata al mondo delle comunicazioni come routers per la navigazione in internet, centralini per le aziende, e tecnologie destinate al mercato degli operatori delle telecomunicazioni. Huawei rappresenta ad oggi probabilmente il più grande colosso tecnologico al mondo.
Non dobbiamo quindi meravigliarci di vedere nuovamente accusata Huawei di spionaggio informatico dopo il recente articolo pubblicato da Bloomerang. La società cinese è stata infatti accusata di aver intenzionalmente inserito una backdoor (letteralmente “una porta di servizio”) per accedere ai router venduti negli ultimi anni da vodafone, le cosiddette “Vodafone Station”. Infatti questo prodotto venduto in Italia (ma anche in altri paesi europei) è sotto accusa per avere al suo interno un accesso utilizzato da Huawei a scopo di diagnostica.
Vodafone stessa si è difesa dalle accuse sostenendo di aver fatto tutti i controlli necessari attraverso anche società terze e di aver corretto il problema nel 2012 (anno a cui risalgono le falle al sistema di sicurezza citate dall’articolo di accusa). Inoltre la stessa Vodafone ha dichiarato che non vi sono evidenze di un eventuale accesso non autorizzato da parte di Huawei e che il protocollo di connessione alla backdoor non è accessibile attraverso la normale rete internet bensì solo ed esclusivamente dalla rete Telnet, un protocollo utilizzato principalemente per analizzare eventuali errori del dispositivo.
Andando oltre il caso specifico che ha coinvolto Vodafone ed Huawei possiamo certamente affermare che la tecnologia odierna ha portato dentro le nostre case e dentro ai nostri uffici una quantità di dispositivi elettronici connessi alla rete internet inimmaginabile. Dai computer ai telefonini, dai televisori ai sistemi di videosorveglianza oramai qualsiasi luogo è accessibile attraverso la rete.
Il pericolo è per le aziende, che devono proteggere i propri dati, i propri segreti industriali ma anche per le istituzioni che possono subire da una parte attacchi informatici mentre dall’altra possono essere vittime di spionaggio. E’ proprio la grandissima quantità di aziende presenti sul mercato a creare milioni di possibili falle nella sicurezza delle reti internet. Potenzialmente qualsiasi prodotto connesso alla rete è a rischio, senza considerare eventuali backdoor, come nel caso di Huawei, create volontariamente dal produttore di questo o di quel dispositivo che potrebbero dare accesso ad ancora più informazioni. E infondo già oggi diamo milioni di byte di informazioni volontariamente a chi ci fornisce servizi legati al mondo di internet senza preoccuparci di come queste informazioni possano in qualche modo non solo tracciare un profilo di noi come singolo individuo ma soprattutto un quadro generale della società in cui viviamo.
Quella che ci aspetta nei prossimi anni sarà una vera rivoluzione nel mondo tecnologico. Il 2020 sarà l’anno del 5G, la tecnologia di rete mobile più evoluta mai creata. Un atencologia che permetterà di accedere al mondo di internet milioni di dispositivi a velocità inimaginabili. Non si tratterà solo di avere connessioni più veloci ma la possibilità di connettere un numero sempre maggiore di dispositivi.
Il 2020 sarà l’anno in cui anche il tostapane sarà connesso ad internet (e poco ci manca considerando che dispositivi come il Bimby, il famoso robot da cucina, già può essere connesso e utilizzato attraverso la rete), l’anno in cui la rete probabilmente subirà la sua 3° rivoluzione, dopo l’invenzione dei siti internet (Web 1.0 – 1991) e quella dei social network (Web 2.0 – 2004-05), una rivoluzione che lascerà probabilmente solo il corpo umano libero dalla rete…ma per quanto ancora?