
La lotta al bullismo ed al cyberbullismo non può essere efficace se non viene combattuta in tutti gli ambiti della società civile. Il coinvolgimento di figure di spicco provenienti da diversi settori è uno degli obiettivi che non deve passare in secondo piano al fine di creare quella sinergia indispensabile affinché il messaggio arrivi a chi veramente ne ha bisogno.
Ad un anno dalla nascita dell’Associazione Miky Boys con un evento a Rivoli, proprio nel mese del compleanno di Michele Ruffino, vittima del bullismo a soli diciassette anni, si continua a lottare contro questo fenomeno allarmante e in forte espansione. Durante la giornata convegno dell’Happy Miky’s Day, tenutasi a fine ottobre a Rivoli, erano presenti non solo i referenti dell’Associazione Miky Boys, con il Presidente Valerio Remino e la madre di Michele Ruffino, Maria Catrambone Raso, ma anche diverse figure provenienti dal mondo della politica, della medicina, dell’informazione e dello spettacolo. Anche la Fondazione Asso.Safe con il progetto Frena il Bullo si è resa testimonianza attiva al fianco dell’Associazione Miky Boys.
Tutti uniti quindi sotto un unico grande cappello, quello dell’adesione ad un progetto e un’idea, che possa scardinare le basi di un male che sta infettando troppi giovani e rovinando il loro futuro.
Una lunga giornata di riflessione in cui si sono approfonditi diversi temi a partire dal ruolo della scuola e della famiglia, fino a toccare gli aspetti criminologici del fenomeno. Nel corso dell’evento è intervenuta anche la giornalista e scrittrice Cristina Obber che ha presentato il suo libro “Giro Girotondo”: il bullismo si combatte con l’empatia. Supporter d’eccezione un giovane attore, Michele Rosiello, conosciuto dal grande pubblico per le sue interpretazioni in “Gomorra”, “L’isola di Pietro” e “La compagnia del cigno”, gli abbiamo fatto alcune domande.
Michele, so che hai partecipato come supporter a Rivoli in occasione del Happy Miky’s Day, evento in memoria di Michele Ruffino. Come sei venuto in contatto con l’associazione Miky Boys e perchè ti sei avvicinato a questa realtà?
Ho conosciuto Rosa Colucci in occasione di un Festival qualche mese fa, siamo rimasti in contatto ed è stata lei a parlarmi dell’associazione Miky Boys.
Rosa era coinvolta nell’organizzazione dell’evento Happy Miky Days e mi ha chiesto di partecipare come personaggio pubblico, certa che la mia visibilità potesse essere utile nel diffondere un messaggio come quello contro il bullismo.
Con piacere ho accettato e partecipato all’evento. Ero venuto a conoscenza dalla stampa della storia di Michele, poi ho approfondito per conto mio e ho anche approfondito il tema del bullismo.
Parliamoci chiaro, finché la problematica non ci colpisce direttamente, difficilmente ce ne interessiamo o ci impegniamo in prima persona. Sappiamo che esiste ma non facciamo nulla per dare un contributo affinché possa essere debellata. Personalmente, ho avuto la fortuna durante la mia adolescenza di non vivere episodi di bullismo sulla mia pelle. Questo però è un tema che mi sta molto a cuore, quindi questa occasione mi ha reso ancora più sensibile nei confronti di questo tema ed è certamente un modo per provare a fare qualcosa per gli altri.
Sei un personaggio pubblico, quindi più esposto, ti sono capitati fenomeni di Cyberbullismo?
Sarà che fino ad oggi ho sempre interpretato ruoli positivi, per intenderci la parte buona dei progetti. Forse per questo non ho mai subito azioni da parte degli haters. Non so se questo dipenda dai personaggi che ho interpretato, o per l’immagine che do nei miei social, molto vera e quanto più possibile vicina alla realtà e alla normalità. Quando ho partecipato all’evento, ho compreso che al giorno d’oggi ciò che spaventa di più è il cyberbullismo.
Purtroppo con i pro e contro della tecnologia bisogna stare molto attenti per due motivi principali:
Essere personaggi pubblici, anche con un minimo di popolarità, ci impone gioco-forza delle responsabilità in quanto molti ragazzi, e non solo, si identificano in noi vedendoci, inevitabilmente come modelli.
Per questo diventa significativo essere modelli reali che avvicinino quanto più possibile l’immagine che viene proiettata sullo schermo alla persona e non al personaggio. E’ necessario far passare il messaggio che non è vero che quello dello spettacolo sia un mondo in cui si fa la bella vita, che quello dell’attore sia un bel lavoro anelando a queste come se fossero le uniche felicità. Non è assolutamente così. Come dicevo è importante dare di se stessi un’immagine vera, umana e, allo stesso tempo approfittare della visibilità che ci dà la popolarità, per far passare messaggi importanti. Parlare di temi delicati, alle volte è difficile, ma è innegabile che se a farlo è una persona popolare, che il pubblico riconosce e che viene identificata come un “idolo” allora, forse il messaggio arriva e riesce a fare breccia.
Ho scelto di fare questo lavoro perché questa è la mia passione, perché questo è quello che mi piace, che mi fa sentire realizzato e soddisfatto. Ognuno deve trovare la sua strada, la sua passione, la sua piena realizzazione che non necessariamente deve coincidere con la mia. E se guardando da fuori si pensa che il mio sia qualcosa di facile, di semplice, beh garantisco che come tutti gli altri lavori richiede impegno sforzi notevoli e fatica. In più c’è la popolarità da gestire ed è proprio questa che mi impone di essere responsabile nei confronti del pubblico, quindi intendo usarla per dare dei messaggi positivi in grado di contrastare una piaga sociale che è invalidante per tutti.
Spesso gli sceneggiati televisivi non mandano messaggi positivi ai ragazzi, tu che ne pensi?
Credo sia importante dissociare il personaggio che si interpreta dalla realtà e dalla persona. Ci sono alcuni sceneggiati estremi in cui vengono raccontate realtà drammatiche, ma sta alla bravura del regista non mitizzare i personaggi negativi, facendo in modo che i ragazzi non desiderino emularli, anzi vogliano non fare la stessa tragica fine del personaggio.
Io personalmente ho preso parte a “Gomorra”, e parlando di emulazione, credo che chi guarda serie non si sognerebbe mai di diventare uno dei personaggi, anche perché molti personaggi negativi fanno una brutta fine.
Grazie Michele per la disponibilità e per il messaggio positivo che credo sia arrivato dalla persona e non dal personaggio. Siamo certi che continuerai con noi in questa battaglia.